Tratto dal libro I BORBONI DI NAPOLI di Alexandre Dumas

Crotone, 1799

 

Abbiamo detto che la spedizione contro Cotrone era affidata al Colonnello Perez de Vera che aveva per parlamentario il Capitano Dardano di Marcedusa, e per guida l'assassino Panzanera. Vediamo che ne risulterà da questo accozzamento, ma più di tutto, diciamo ciò che era una volta, e ciò che è oggi Cotrone.

Cotrone l'antica Crotone, la rivale e la nemica di Sibari , era la Capitale di una delle più antiche repubbliche della Magna Grecia, nel Brutium; era posta presso al promontorio Lacinium, oggi Capo delle Colonne, celebre quanto Sibari per la mollezza dei suoi costumi. Fu riformata da Pítagora, e diede i natali al famoso atleta Milone, che portava durante 500 passi un bove sulle spalle, lo accoppava con un pugno, e lo mangiava in upn giorno solo; a Democede, il celebre medico, che visse alla corte di Policrate di Samos, questo fortunato tiranno che rattrovava nel ventre dei pesci gli anelli che gettava in mare, e che, dopo la fine tragica di quell'uomo abbastanza felice, condotto in ischiavitù, nella Persia, risalì al colmo del favore per aver guarito Dario, da una lussazione che erasi fatta al piede andando a caccia; e infine, ad Alcmeone, discepolo di Aminta, che scrisse sulla natura dell'anima, sulla medicina, ed il primo anatomizzò gli animali per rendersi conto della conformazione del corpo umano.

Cotrone fu devastata da Pirro, presa da Annibale, e ripresa dai Romani che vi mandarono una colonia. Oggi dell'antica Cotrone non resta che una specie di borgo, il quale non ha neanco conservato il nome del suo antenato; ha un piccolo porto, un Castello sul mare, qualche avanzo di fortificazione, e muraglie, per le quali va annoverata fra le piazze forti. La guarnigione regia, forte di un battaglione, era stata costretta, al momento della rivoluzione, di parteggiare coi repubblicani: il suo Comandante, Foglia, venne destituito e arrestato come realista : al suo posto, il nuovo governo aveva innalzato il Capitano Ducarne che, supposto complice del complotto Logoteta, era stato tolto dalla prigione ove lo rimpiazzò Foglia.

Oltre a questa guarnigione, della quale non poteasi troppo far conto rattrovavansi a Cotrone un gran numero di patriotti che fuggiti dinanzi a Ruffo e de Cesari si erano rinchiusi nelle sue mura, ove come dicemmo furono raggiunti da 32 francesi provenienti dall'Egitto. Questi 32 francesi erano la vera forza resistente della città e la prova ne è, che sopra trentadue che erano, quindici furono uccisi. I due mila uomini, mandati dal Cardinale contro Cotrone si aumentarono lungo il cammino, come un torrente in tempo dì pioggia; tutti coloro che nei dintorni di Catanzaro e di Cotrone potevano portare un fucile, presero questo fucile e si unirono alla spedizione: inoltre nell'aver contezza dell'arrivo dei Sanfedisti, una massa di uomini armati raccoglievansi nei dintorni di Cotrone, tagliando ogni comunicazione con la città e occupando le migliori posizioni.

Nel mattino del giovedì Santo, 21 Marzo, il Capitano Dardano, nominato parlamentario del Cardinale, fu spedito ai Cotronesi; lo ricevettero con gli occhi bendati; mostrò allora le sue credenziali, firmate dal Cardinale; ma forse trasandò qualche formalità d'etichetta da osservarsi in simili congiunture, dappoichè fu preso, gettato in prigione e sommesso a una commissione militare che lo condannò a morte, come briganteggiando contro la repubblica. Il grande uso che noi dovremo fare, nel corso di questa opera del verbo briganteggiare, ci sforza a crearlo pel bisogno del caso. La medesima commissione condannò per la stessa colpa, e alla stessa pena il luogotenente colonnello Foglia, il Barone Farina e molti altri.

Intanto, le truppe regie vedendo che il loro parlamentario non ritornava, e volendolo liberare, se era tuttavia in vita, o vendicarlo se morto, condotte dalla loro guida Panzanera, avendo con lui, per maggior sicurezza, qualche uomo dello stesso paese, si avanzarono, durante una oscura notte, sotto le mura della città ed occuparono dalla parte del Nord ovest una vantaggiosa posizione. Collocarono poscia al loro centro la loro piccola artiglieria e mostrando solamente le due compagnie di linea, nascosero il resto dei volontarii, cioè, una massa d'uomini, nelle sinuosità del terreno, curando la pioggia che cadeva dirotta, solo per raccomandare a cotestoro di preservarne la cartuccia e la piastrina dei fucili. » Il Tenente Colonnello Perez li tenne colà una parte della notte e qualche ora del giorno del Venerdì Santo; egli gettò a modo di disfida, nella piazza, alcuni obici e alcune granate. Allo scoppiol di questi obici, al rumore di queste granate, alla vista delle compagnie di truppa di linea, i Cotronesi credettero che il Cardinale, del quale conoscevano la marcia, fosse sotto le loro mura, con un esercito regolare.

Sapeasi che la fortezza, in cattivo stato, non poteva opporre che una mediocre resistenza; fu riunito un consiglio intorno al Tenente Colonnello francese, il quale disse chiaramente che vi erano due partiti a prendere, e che, nella sua qualità di straniero, egli si uniformerebbe all'avviso della maggioranza: o accogliere le offerte che il Cardinale avea fatto fare, per mezzo del suo parlamentario e in questo caso mettere subito il parlamentatario in libertà, o pure fare una rigorosa sortita e tentare di cacciare i Briganti dalle loro posizioni, e mettersi immediatamente sulle fortificazioni della piazza onde aspettare dietro di esse l'arrivo dell'esercito francese che diceasi in cammino verso le Calabrie. Quest'ultimo avviso fu adottato e tutto si preparò per la sortita, dal cui successo, o dalla cui non riuscita, dipendeva la salvezza o la perdita della città.

In conseguenza, quello stesso giorno del venerdì Santo, verso le nove del mattino a tamburro battente, colle miccie accese, i repubblicani sortirono dalla città ; i realisti non presentando che un fronte stretto e dissimulando più di tre quarti delle loro forze, li aspettarono, e lasciarono loro eseguire una falsa manovra, dietro la quale credevano avvilupparli. Ma, appena dall'uno e dall'altro lato il fuoco d'artiglieria fu cominciato, le masse nascoste, che avevano regolato il loro piano di battaglia, secondo i consigli di Panzanera, si spiegarono a dritta e a sinistra, lasciando al centro, per affrontare i repubblicani, le due compagnie di linea e l'artiglieria; poscia, favoriti dal pendio stesso del terreno, le due ali si scagliarono a tutta corsa, sui fianchi dei patriotti, e, a mezzo tiro di fucile, fecero a dritta e a sinistra una scarica che, in grazia della destrezza dei tiratori, ebbe un terribile risultato.

I repubblicani videro nel medesimo istante l'agguato nel quale erano caduti, e siccome non eravi altro partito da prendere che farsi uccidere al proprio posto, e abbandonare per conseguenza la città al nemico, o con una pronta ritirata, cercare di riparare dietro le mura, s'appligliarono a questo partito, e l'ordine della ritirata fu dato. Però i patriotti avvilupppati com'erano, fecero la ritirata in disordine e sollecitamente, abbandonando i proprii cannoni, e inseguiti tanto da vicino per parte dei realisti, che Panzanera e sei o sette uomini della sua banda, essendo giunti contemporaneamente ai fuggiaschi, alla porta della città, impedirono col fuoco che fecero, che si alzasse il ponte, in modo che i repubblicani non potendo opporsi alla entrata di essi furono obbligati ad abbandonar loro la città e rinchiudersi nel castello.

La porta rimasta aperta e senza difesa, ognuno vi si precipitò, scaricando la propria arma su tutti quelli che incontrava e dovunque portando lo spavento; ma ben presto la massa degli assalitori, si diresse al castello e s'impadronì delle case circostanti dalle cui finestre poteasi far fuoco su di esso. Ma mentre questa fucileria delle truppe irregolari era già cominciata, le due compagnie di linea e l'artiglieria entravano alla lor volta nella città ; l'artiglieria si mise in posizione e fece fuoco; allora, un obice spezzò l'asta della bandiera repubblicana inalberata in sul castello; nel veder la bandiera patriottica rovesciata, l'antica guarnigione regia, e considerando quello incidente, non come un effetto del caso, ma come una volontà della provvidenza, si ammutinò e rivolse le sue armi contro i patriotti e i francesi. Essa perciò abbassò il ponte e apri la porta; le due compagnie di linea entrarono tosto nel castello e i fran­cesi ridotti a diciassette, furono, unitamente ai patriotti rinchiusi in quella medesima fortezza ove avevano cer­cato un ricovero.

Il parlamentario Dardano, il tenente colonnello Foglia, e il barone Farina, condannati a morte, ma che non avevano subita la pena, furono messi in libertà.

 

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